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Restauro del monumento di Ponti: approfondimento

 

 

“E’ bello costruire impoverendo” è la frase che accompagna il simbolo dell’architettura di Giancarlo Maroni: si è recentemente scoperto, infatti, che il monumento dedicato ai Caduti di Ponti sul Mincio è una sua opera. Questo è potuto accadere grazie all’intervento dell’amministrazione comunale, la quale ha stanziato dei fondi per la conservazione e il restauro del proprio patrimonio artistico.

Dal 2 al 5 aprile a Ferrara in occasione dell’evento per eccellenza dedicato al restauro e alla conservazione dei beni storico-artistici, Ponti sul Mincio ha partecipato come espositore, organizzando una conferenza durante la saga degli incontri tecnici.

Relatori del meeting ovviamente il sindaco Rita Farina, il sovrintendente per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia, Cremona e Mantova Luca Rinaldi, e l’architetto promotore dell’attività di restauro Alessandro Bazzoffia.

Quest’ultimo è oramai già conosciuto nel basso lago, poiché è stato il promotore del recente restauro del Castello di Desenzano del Garda.

In seguito ad approfondite analisi diagnostiche relative allo stato di degrado del sacrario di Ponti, è riuscito, quindi, a risalire alle vere origini storiche dell’opera: ha assegnato un nuovo valore, forse andato nel dimenticatoio, ovvero quello della riscoperta del valore della memoria.

Durante la presentazione, Luca Rinaldi si è soffermato sul fatto che molti manufatti hanno un destino di obsolescenza, e solamente grazie alle opere di restauro possono essere ripresi, tutelati e valorizzati, poiché rischierebbero di scomparire.

Infine il comune di Ponti grazie agli investimenti destinati alle operazioni di conservazione,  restauro e tutela del patrimonio paesaggistico, è in grado di offrire non solo alla cittadinanza ma anche ai numerosi turisti del basso lago, una valida alternativa per visitare i caratteristici borghi dell’Alto Mantovano immersi nella natura incontaminata:  salvaguardia e tutela del paesaggio, sono il mix che caratterizza l’offerta turistica vincente, proposta dall’amministrazione comunale.

La parola è passata all’architetto Bazzoffia, il quale ha iniziato a descrivere le opere di Giancarlo Maroni, noto principalmente come artefice del Vittoriale degli Italiani, residenza di Gabriele D’Annunzio a Gardone, e tra le opere minori ha segnalato il Vittoriano, sacrario dedicato a Vittorio Emanuele II risalente tra la fine dell ‘800 e gli inizi del ’900 a Roma, e il monumento dedicato ai Mille, il quale infrange la tradizione dello stile ottocentesco.

Niente più classicismo, quindi, ma una nuova direzione artistica: il razionalismo, che divenne la componente essenziale dei manufatti di Maroni, in cui ogni dettaglio è il risultato di simbolismi, ispirati all’arte della pittura metafisica del De Chirico.

Giancarlo Maroni si formò professionalmente a Milano in cui ebbe l'opportunità di frequentare la "Scuola Speciale di Architettura dell'Accademia di Belle Arti di Brera" . Da quel momento fino al 1914 fece tirocinio presso gli studi di altri noti architetti.

Un anno dopo si arruolò negli alpini e partecipò come volontario alla Prima Guerra Mondiale, in cui venne gravemente ferito.

Nel 1919 si trasferì a Riva del Garda, paese martoriato dal conflitto bellico, che egli avrebbe in seguito architettonicamente ed urbanisticamente aiutato nella ricostruzione.

Si occupò sia di opere pubbliche, come il Palazzo dei Provveditori, la sistemazione della Piazzetta San Rocco, la Canonica Arcipretale che di numerose ricostruzioni per privati (Casa Bettinazzi, Zaniboni, Armani, Marzani-Parteli).

Nel 1921 il giovane architetto rivano viene chiamato ad occuparsi dei lavori di sistemazione della Villa di Cargnacco, nelle vicinanze di Gardone Riviera, la dimora dove Gabriele D'Annunzio ha deciso di trasferirsi. Da lì iniziò la collaborazione, che dal ’23 si trasformò in amicizia, la quale durò per tutta la vita a fianco del Poeta.

A testimoniare questo profondo legame, è stato il ritrovamento di numerose lettere; dopo la morte del Poeta, nel 1938, Maroni continuerà a lavorare al Vittoriale, il suo compito sarà quello di vigilare su "l'ordinamento de' materiali editi ed inediti, e di tutte le memorie di Vita e di Guerra", impegno che assolverà con esclusiva dedizione fino alla fine.

Le continue ed ininterrotte opere di trasformazione ed ampliamento renderanno irriconoscibile la Villa di Cargnacco, che D'Annunzio dona nel 1923 al Paese come "Vittoriale degli Italiani". Inoltre, devoto di San Francesco d’Assisi, nelle sue creazioni, specie nel Vittoriale donò un certo misticismo le sculture di San Damiano e San Francesco, aggiungendo un certo misticismo all’intero manufatto.

 

Questo complesso ed impegnativo lavoro non allontanò Maroni dalla sua città, Riva del Garda, dove nel corso degli anni porta a termine opere di notevole impegno: il Grand Hotel Sole D'Oro, il Giardino d'Infanzia, la Centrale Idroelettrica del Ponale, la Spiaggia degli Ulivi e il Campo Sportivo.

Dopo gli anni ’20, durante il regime fascista, nacque la necessità di risanare e riqualificare circa 8.000 comuni italiani. Anche Ponti, quindi, dovette sottostare alle imposizioni del duce, perciò fu rimossa la parte centrale posta tra il municipio ed il Castello Scaligero.

La piazza così come la vediamo oggi, fu dedicata a Benito Mussolini. Dal ’22 una nuova legge impose che in ogni comune fosse presente un sacrario per la rimembranza degli eroi della prima guerra mondiale.

Nel contempo, Giancarlo Maroni, occupato con il D’Annunzio nella realizzazione del Vittoriale di Gardone, venne invitato dal commilitone e amico Fulvio Balisti a Ponti per risolvere i problemi urbanistici legati alla nuova struttura della piazza.

Maroni con il sacrario di Ponti mise in atto un’opera mai realizzata a Toscolano Maderno risalente a circa 10 anni prima, in cui nel progetto iniziale non era presente il parco della vittoria.

Alessandro Bazzoffia durante la presentazione, ha mostrato il primo plastico in argilla originale del Maroni, confermando che la terrazza degli eroi non era ancora stata progettata. Il parco della rimembranza è composto tuttora da specie di vegetazione in cui niente è stato lasciato al caso.

Il modello si ispirava alla nave puglia del Vittoriale, una metafora che stava ad indicare il viaggio celeste dei caduti di guerra, con delle analogie al monumento di Erba Ticino risalente al 1932 dell’architetto Giuseppe Terragni.

Domenica 20 ottobre 1935 fu inaugurato il monumento di Ponti. La data esatta è stata ricostruita grazie al ritrovamento di un reperto a dir poco sensazionale: la pagina del quotidiano “Il combattente mantovano” in cui fu riportata la descrizione, piuttosto minuziosa, della manifestazione.

Nel 1993 fu dedicata al Maroni una mostra dal titolo "L'architetto del lago. Giancarlo Maroni e il Garda".

Molti dei reperti storici ritrovati, tra cui foto, lettere e documenti, sono stati forniti da alcuni abitanti del paese di Ponti, peraltro presenti alla manifestazione, tra cui il collezionista Antonio Rizzo.

Durante la conferenza era presente anche la delegazione costituita dai “ragazzi” della Piccola Caprera.

 

BREVE CENNO STORICO SULLE ORIGINI DELLA “PICCOLA CAPRERA”

 

La Piccola Caprera nacque grazie al commilitone e amico del Maroni, Fulvio Balisti.

Quest’ultimo originario di Ponti sul Mincio, si arruolò volontariamente nei Granatieri, ferito decorato al Valor Militare raggiungendo a fine conflitto il grado di Capitano

Nel 1932 s'iscrisse al Partito Nazionale Fascista restando sempre un repubblicano convinto e fedele dannunziano sino alla morte del Poeta Soldato, il quale scrivendogli lo definì: "….Tu sei veramente per me l'esemplare del Legionario, l'esemplare del Granatiere dedito alla causa bella; non per la grande statura ma per l'altezza dell'animo…".
Nel 1940, condividendo le motivazioni che portarono all'entrata in Guerra dell'Italia che "…denunciava la posizione ingiusta di popoli poveri ad un bivio della storia controllato dalle nazioni privilegiate…", si arruolò volontariamente assumendo prima il comando del Battaglione G.I.L. Bologna ed infine quello del I° Battaglione Giovani Fascisti.
Ai suoi ragazzi, così li chiamava, parlava della bellezza di servire la Patria in armi, del suo paese Ponti sul Mincio, della sua terra che profumava di vigne, melograni, glicini e pampini.

Infine si ritirò allora a Desenzano del Garda e in seguito nel suo podere di Ponti sul Mincio che chiamò "Piccola Caprera, in ricordo dell'Eroe Repubblicano Giuseppe Garibaldi".
Molte persone andavano a visitarlo, primi tra tutti i "…suoi ragazzi…", accogliendoli con un bicchiere di vino prodotto dalla sua terra e rivolgendo loro parole di fede, di speranza e d'amore per la Patria.
Morì a Ponti sul Mincio il 9 Luglio 1959, lasciando il podere ai "…suoi ragazzi…".

 

 

Elisa Turcato - 17/04/2008

 

 

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